giovedì 11 febbraio 2010

Vuoi fare il dj ?



Piatti, mixer, cuffie, microfono, tecniche di remix. E un’unica filosofia: amare la musica per farla amare anche agli altri. Partire da una passione per compiere, se possibile, una scelta di lavoro. Questo è il mondo del disc jockey, un professionista che seleziona pezzi d’autore e costruisce programmi musicali. Con l’obiettivo di farli gustare al pubblico, in discoteca, in radio e anche sul piccolo schermo.

La figura del dj nasce nelle discoteche per poi approdare, circa trent’anni fa, nelle radio. Da allora la professione è in continua evoluzione, influenzata dai ritmi provenienti dai quattro angoli del mondo nonché dai gusti e dalle esigenze rapidamente mutanti di giovani e adulti. Prima, per esempio, il dj era il protagonista assoluto della serata in discoteca. Ora non più. Accanto a lui può operare anche il vocalist, l’animatore di danze sfrenate e balli di gruppo.

Capitolo tecnologie. Il dj deve conoscere alla perfezione le tecniche di missaggio e gli strumenti digitali. Elementi indispensabili, soprattutto per chi lavora in radio, per confezionare programmi musicali e dunque suggerire al regista la messa in onda di “chicche” originali. Senza dimenticare che, quando la voce lo permette, il dj in radio può anche ricoprire il ruolo di speaker e conduttore. Una professione affascinante e divertente, dunque. Che, secondo i fuoriclasse del settore, si impara soprattutto con l’esperienza sul campo. Anche se non mancano le scuole dove si possono imparare i “trucchi” del mestiere.

Che caratteristiche deve possedere un buon dj? La cosa più importante è la conoscenza approfondita di autori e stili musicali di vario genere. Chi ha un bagaglio culturale solido può tentare anche di produrre un disco o una compilation. In questo caso non basta saper utilizzare lettori cd, software e campionatori, ma serve anche conoscere i segreti del mondo discografico, le regole Siae nonché i software e gli strumenti da utilizzare insieme a musicisti, cantanti, programmatori e fonici.

In secondo luogo conta la passione, la capacità di trasmettere messaggi, a seconda delle situazioni e del pubblico di riferimento. «Anni fa puntavo sulla disco music e su ritmi frenetici – sottolinea Claudio Casalini, 57 anni, il padre dei dj di discoteca, ex mattatore allo storico “Jackie O’” nel corso degli anni ‘70 e poi al Gilda – ora sono invece a favore di musica più soft, intrattengo con Fossati e Beatles. La gente è comunque contenta e, soprattutto, è più tranquilla, rilassata».

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